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Il Dadaismo

Max Ernst - Un po' malato il cavallo.... (1920)

All'interno del panorama  dei gruppi di tendenza, nati tra gli inizi del novecento e la fine della prima guerra mondiale, il Dadaismo si distingue per una curiosa particolarità: la sua ideologia è apparentemente quella di non avere nessuna ideologia. I suoi programmi si discostano nettamente da quelli di altri gruppi redatti con gran cura e impegno teorico, proprio perchè è il gioco, l'ironia, la stupidità demenziale a rientrare nel territorio dell'arte.

Marcel Duchamp - Ruota di bicicletta  (1914)Dada propone una creatività sfrenata, senza freni ,non particolarmente connessa all'esercizio di tecniche artistiche specialistiche: tutti possono fare un' opera Dada. Infatti, alcune opere nascono così, per caso (come le poesie di Tzara composte da ritagli di giornali pescati come capita da un sacchetto), altre sono fatte di materiali poveri o quotidiani (i collages), altre non sono neppure propriamente realizzate (come i "ready-mades" di Duchamp), ma prese già fatte.George Grossz - Ricordati lo zio Augusto lo sfortunato inventore (1919)

Eppure Dada dimostra come nonostante questa accusa di non serietà, di indifferenza verso la pratica "giusta" delle tecniche artistiche ,l'arte sia una cosa seria, e non possa essere praticata che dagli artisti: l'artisticità si nasconde e si ritira nelle pieghe del "gesto" compiuto dall'artista, nella capacità di scegliere più quella di "eseguire". Per cui è l'atto mentale a giocare un ruolo importante , superando il gesto manuale.

Senza essere un movimento politico (al contrario del Futurismo che fonderà addirittura un partito), il Dadaismo è programmaticamente antisociale : sceglie di distruggere la società che è giunta con la prima guerra mondiale, alle soglie dell'autodistruzione ponendo come bersaglio il fondamento stesso della società: il linguaggio. Così, minando le basi della comunicazione, accusando il passato ,la retorica e il tradizionalismo, compie un gesto simile a quello dei Futuristi. Del resto, anche molte delle tecniche che i dadaisti adottano sembrano prese dal repertorio dei futuristi : le famose "serate" in cui il pubblico veniva sbeffegiato più che informato sull'attività del gruppo; l'uso delle riviste come strumento di diffusione di  contenuti e di immagini ; lo sconfinamento continuo tra le arti (poesia, musica, teatro, cinematografo ) .

Le somiglianze con il Futurismo finiscono qui, perchè forte era l'antipatia che i dadaisti nutrivano per Marinetti, e perchè, al contrario del Futurismo ,questo non era un movimento organizzato, e gli permise ,per questa anarchia ideologica ,di diffondersi con varie sfumature in diverse città europee e a New York.Marcel Duchamp - Sposa  (1912)

L'origine stessa del nome Dada è controversa e va, infatti, intesa come un nonsenso, nato dalla voce francese dada ( il cavalluccio giocattolo dei bambini), o dal sonoro "DA! DA! " (SI! SI!) , che si scambiavano tra loro. Perciò Dada è un suono, più che una parola, proprio perchè, senza senso, diventa il contenitore ideale di questo gruppo di intellettuali arroccati "sull'isola della vita in mezzo all'oceano della morte", cioè nella Svizzera neutrale in mezzo all'Europa in fiamme.

La prima fase veramente “internazionale”  di Dada inizia quando Picabia si reca a Zurigo nel 1918, proveniente da Barcellona, portando con se i numeri della rivista “391” , che mostra agli artisti di Zurigo come il dadaismo fosse una realtà in atto in varie parti del mondo. Se a Picabia,  Duchamp, Man Ray rappresenteranno il Dada più sofisticato , sicuramente è al gruppo zurighese che spetta  il merito di aver dato un nome, una struttura o un modello di “gruppo”.

Le scelte Dada  sono abbastanza chiare: si alla non-figurazione ,si al collages(anche se di derivazione cubista è qui inteso in senso astratto),si a una creatività libera , senza freni.Francis Picabia - Machine tournez vite  (1916)

Uno dei primi artisti Dada a scegliere il collages  e l’assemblages come tecniche preferenziali è Hans Arp , sostenitore di una “religione del caso”: alcuni suoi collages sono ottenuti facendo cadere dei ritagli su  un foglio e fissandoli così come sono precipitati .

Marcel Duchamp può essere  considerato il dadaista per antonomasia. Ptima di unirsi al gruppo di Zurigo,Duchamp, che proveniva  da esperienze cubiste, aveva già abbandonato la pittura per esperienze sconvolgenti come i “ready-mades”, oggetti  comuni dichiarati  capolavori perché “scelti “ dall’artista.Altro grande ex cubista , amico di Duchamp è Francis Picabia (1879-1953) abbandonati gli esiti del suo anomalo cubismo , si mette a disegnare “macchine inutili”, immagine metaforica di un’umanità disumanizzata che vive secondo ritmi puramente meccanici, senza libertà. Praticamente, sia Duchamp con i suoi “raedy-mades”, sia Picabia con le sue “macchine inutili “, teorizzano una sorta di anti-arte o di anti-pittura. In cui è evidente che l’artisticità non ha nulla a che fare con l’abilità esecutiva, ma si rifugia entro una specie di accordo spirituale tra artista e spettatore.

Raoul Hausmann - Tatlin at home  (1920)Man Ray (1890-1976), primo rappresentante americano di Dada, è una figura poliedrica  che attraversa , a fianco di Duchamp, Dadaismo e Surrealismo. Il mezzo preferito di questo artista è la fotografia, che contribuisce ad elevare a livello d’arte e che introduce nel contesto delle arti figurative con un valore analogo a quello della pittura.Max Ernst - Le Pleiadi  (1920)

Max Ernest(1890-1976) è la voce più interessante del gruppo di Colonia, si segnala subito per un linguaggio articolato attivo su più registri : collages , fotomontaggi. Come De Chirico interrompe i legami logici che lo spettatore si attende dal quadro così Ernest opera all’interno di un quadro  delle sostituzioni che danno all’immagine un aspetto urtante.

Altri esponenti significativi del Dadaismo tedesco sono : George Gros, John Heartfield,  Raoul Hausmann (che fu a quanto pare l’inventore del fotomontaggio), e Kurt Schwitters, grande figura di collagista. L’opera più importante di questo artista , andata purtroppo distrutta, fu un enorme collage ambientale, il “merzbau”, che l’autore costruì in una stanza della sua casa, che potremmo definire una scultura in cui lo spettatore entrava all’interno, invece di girarci intorno. 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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