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Gabriele D'Annunzio


(1863-1938)

 

Poeta, romanziere, "trageda", politico e "uomo d'arme" di Pescara. Compiuti gli studi liceali al Cicognini di Prato, ove si rivelò poeta con Primo vere (1879), si trasferì a Roma, frequentò i salotti mondani e ne fu il cronista. Nell'83 sposò la duchessa Maria Hardouin, cosa che non lo distolse da una lunga sequenza di amori, di cui quello con la Duse fu solo il più celebre. In una lingua da Croce definita "pettoruta" alternò romanzi: Il piacere, L'innocente, Il fuoco, Le vergini delle rocce; teatro: La città morta, La Gioconda, Francesca da Rimini, La figlia di Iorio; e poesia: Poema paradisiaco, Laudi. Compiuto il servizio militare in cavalleria ('90), visse parte a Francavilla parte a Napoli collaboratore del Mattino; si diede alla politica e divenne deputato, passando con gesto teatrale dalla destra alla sinistra impegnata contro il governo Pelloux. Dal 1908 al 1910 dimorò presso Firenze, a Settignano, alla Capponcina, da signore rinascimentale, liberandosi con eleganza dagli importuni debitori col volontario esilio in Francia. A Parigi ebbe accoglienze trionfali, e visse ad Arcachon la stagione forse più felice; in francese scrisse Le martyre de Saint Sébastien e La Pisanelle, fornì al Corriere della sera le prose di Faville del maglio. S'impegnò perfino nel cinema con lo sfarzoso Cabiria ('14), modello di altri film storici del tempo. Quando l'ispirazione parve ormai estenuarsi, la Grande Guerra gli offrì l'occasione di rivelarsi in un'altra dimensione. Potè tornare in Italia, diventando con Mussolini la voce più strenua dell'interventismo, esaltato come necessità storica col discorso a Quarto dei Mille. Volontario, malgrado l'età fu il soldato di tutte le armi, temerario e dalle originali iniziative: in trincea sul Carso, con voli notturni su Pola e quello diurno su Vienna, la beffa di "Buccari" (perdette un occhio in un incidente e diventò l'"orbo veggente"). Con l'occupazione di Fiume visse l'avventura più eccitante, fornendo allo squadrismo fascista motti e cerimonie, stimoli politici che raggiunsero il sicuro fiuto di Mussolini. Dopo che Giolitti stroncò la faccenda fiumana ('21), il "comandante" si isolò a Gardone, trasformando la villa Cargnacco nel Vittoriale, dal gusto tra orientale e barocco. A modo suo aderì al fascismo, ricambiato con onori e capricci da principe. Rinsanguata la vena letteraria, stese altre opere, tra cui Laleda senza cigno, Notturno, Il compagno senza cigli, Il libro segreto.Ma  ormai incombeva impetuoso il crollo di quella sua vitalità da uragano: la morte lo ghermì al tavolo di lavoro.

 

da: ALCYONE

PACE

Pace, pace! La bella Simonetta
adorna del fugace emerocàllide
vagola senza scorta per le pallide
ripe cantando nova ballatetta.

Le colline s'incurvano leggiere
come le onde del vento nella sabbia
del mare e non fanno ombra, quasi d'aria.
L'Arno favella con la bianca ghiaia,
recando alle Nereidi tirrene
il vel che vi bagnò forse la Grazia,
forse il velo onde fascia
la Grazia questa terra di Toscana
escita della casalinga lana
che fu l'arte sua prima.
Pace, pace! Richiama la tua rima
nel cor tuo come l'ape nel tuo bugno.
Odi tenzon che in su l'estremo giugno
Ha la cicala con la lodoletta!



LA PIOGGIA NEL PINETO

Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fioro accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitìo che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.

Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.

Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par di scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pèsca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
Or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani 
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, e oggi t'illude,
o Ermione.


IL NOME

Donna, ebbe il tuo nome
una città murata
della pulverulenta
Argolide. E quivi era,
dicesi, un sentir breve
per discendere all'Ade
avaro, alle tenarie
fauci; sì che i natìi
non ponean nella bocca
dei loro morti il prezzo
del tragitto infernale,
l'obolo tenebroso
pel nocchier dello Stige.
Ed ebbe anco il tuo nome
la figlia della grande
Elena, il fior di Sparta
bianco, il sangue di Leda
splendido come l'oro,
la nata di colei
che brillò sulla terra
come un'altra Stagione,
delizia innumerevole,
face e specchio di Venere,
piaga del combattente.
Ermione, Ermione
dalla voce sorgevole
e talora virente
quasi tra capelvenere
acqua ombrosa, dagli occhi
nutriti di bellezza
e di frescura, nati
gemelli della Grazia
e del Sogno, Ermione
cara all'aedo, esperta
in tesser la ghirlanda
e la lode pel fertile
aedo che ti sazia
di melodia selvaggia,
il tuo nome mi piace
tuttavia come un grappolo,
come quel flauto roco
che a sera è nel cespuglio,
mi piace come un grappolo
d'uva nera il tuo nome,
come il fiore del croco
e la pioggia di luglio.


IL PRIGIONIERO

Ardi, sei triste come il Prigioniero
ignudo che il titano Buonarroto
cavò da quel che or splende àvio e rimoto
Sagro, per il pontefice guerriero.

Costretto anche tu sei dal tuo mistero,
vittima consecrata al Mare Ignoto;
e la bocca tua bella grida a vòto
contra il fatto che tolseti l'impero.

Tiranno fosti in Gela, trionfale
nell'ode pitia re? Traesti schiavi
da Tespe uomini e marmi alla tua Tebe?

O sul cavallo bianco eri a Micale,
presso il padre di Pericle, e pugnavi
con l'altra gioventù nel nome d'Ebe?


TRISTEZZA

Tristezza, tu discendi oggi dal Sole.
La tua specie mutevole è la nube
del cielo, e son le spume
del mare gli orli del tuo lino lungo.

Sembri Ermione, sola come lei
che pel silenzio vienti incontro sola
traendo in guisa d'ala il bianco lembo.
Sì le somigli, ch'io m'ingannerei
se non vedessi ciocca di viola
su la sua gota umida ancor del nembo.
Ha tante rose in grembo
che la spina dell'ultima le punge
il mento e glie l'ingemma d'un granato.
Come fauno barbato
accosto accosto mòrdica le rose
il capricorno sordido e bisulco.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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